Sono mesi che nella testa mi frulla l’idea di scrivere un blog (o tante altre idee simili). Tempo fa, una delle persone di cui più mi fidavo, e di cui forse mi fido ancora, mi chiese perché non avessi mai preso in considerazione l’idea di scrivere un libro. Non ricordo esattamente cosa gli dissi, ma so che la verità è che ho sempre avuto paura. Ho sempre creduto che la parola e l’arte di scrivere fossero dei doni così preziosi da sembrare addirittura sacrilego avvicinarvisi senza possederli. Inoltre, in realtà, ho sempre dovuto fare i conti con quella complessa sensazione che lo scrivere mi dà: un misto tra piacere e angoscia, desiderio di svuotare e paura di rimanere vuota, una sorta di procedimento a cui si anela ma di cui si conosce perfettamente la sofferenza. Eppure eccomi qui. Beh, in fondo forse un po’ di coraggio lo sto ritrovando. Inoltre c’è un nuovo pensiero che si interseca con il desiderio di scrivere: il tempo. Mio zio un giorno, non molto tempo fa, mi disse che solo tre cose permettono all’uomo di anelare all’immortalità: l’aver fatto un figlio, l’aver scritto un libro, l’aver piantato un ulivo. Per quanto mi ci veda bene nei panni della piantatrice d’alberi, e ancor meglio in quello della madre, e se morissi adesso? cosa resterebbe di me? Viviamo come se avessimo sempre tempo, ma non è così. Abbiamo il tempo che ci è donato, e mi ripeto spesso che è il tempo giusto per la mia vita, che non sono “fuori tempo”, “in ritardo” o addirittura “spacciata”, perché nella storia di ciascuno di noi il tempo si inserisce tra le trame dell’equilibrio. Tuttavia è innegabile che sia nostro compito farne buon uso e valorizzarlo. Ecco, se morissi adesso so per certo che tante persone resterebbero all’oscuro di chi sono io veramente, e probabilmente di quello che hanno significato nella mia vita. E per citare il recente periodare di Calcutta, “alcuni potrebbero dire: e sti cazzi?”. Tuttavia per me è importante che ciò non avvenga. Per amore della verità, e dell’amore appunto, desidero che loro sappiano. Dunque all’inizio userò questo mio blog come racconto epistolario dei miei pensieri più nascosti. Ogni articolo avrà in realtà un intestatario reale, che per amor della letteratura troverà qui uno pseudonimo, o se riuscissi un senhal, e cercherà di dire a questo lui o a questa lei le parole che non sono ancora riuscita a dire. Chissà se un giorno il mittente le avrà. Dunque, che il filo delle parole sciolga la matassa dei pensieri, e buona lettura.
Si fece parola.
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